C'era anche lui fra gli artisti in mostra nell'ultima, discussa, esibizione curata da Vittorio Sgarbi Arte Italiana. 1968-2007. Pittura (Milano, Palazzo Reale, fino all'11 novembre). Uno fra gli artisti di nuova generazione più apprezzati ed in crescita vertiginosa del panorama italiano, Marco Petrus da anni concentra la sua ricerca pittorica sulle visioni architettoniche urbane. Un tema che interpreta con rigore minimalista, fatto di estrema pulizia del segno, campiture di colori puri e irreali, punti di vista scorciati che creano immagini dal sapore potentemente costruttivista. Si potrebbe pensare ad una fotografia di Rodcenko - magari alla celeberrima Scale del 1930 - guardando una delle sue opere, soprattutto quelle di qualche anno fa, come quelle arrivate in finale al Premio Cairo 2001.
M. Petrus, Good Morning Shanghai, olio su tela, 2007.
Con il loro equilibrio formale, i quadri di Petrus hanno conquistato la critica e si sono guadagnati un posto d'onore nell'ambito della giovane figurazione italiana. Oggi Petrus è una celebrità, una garanzia sul mercato. Tanto che ha trovato uno spazio di rilievo anche fra gli eventi in occasione della 52° Biennale di Venezia.
Forme architettoniche ridotte a segno puro, immortalate da angolazioni ricercate che ne sottolineano l'impatto visivo, si muovono grazie al gioco di chiaroscuri, alle luci e ombre generate anche dall'uso semantico del colore: un cromatismo forte, deciso, che dà ad ogni quadro di Petrus una grande potenza espressiva.
Architetture ridotte ai minimi termini dagli scorci esasperati ed improbabili, punti di vista ribassati, eliminazione di ogni realismo grazie all'uso del colore, assenza dell'uomo e di qualsiasi altra forma di vita. Le forme razionali e costruttiviste di Petrus assumono, così, un carattere solitario e riflessivo, una dimensione metafisica, come suggerisce il titolo tipicamente surrealista della personale di Petrus in corso a Venezia: Ceci n'est pas une exposition (Venezia, Giardini della Biennale, Spazio Paradiso, fino al 21 novembre).
Nato in Romagna nel 1960 e trasferitosi ancora in giovane età a Milano, dove vive e lavora tuttora, è proprio la città lombarda a diventare la prima musa di Marco Petrus, con i suoi spazi urbani moderni, imponenti - a volte sovrastanti - che inizia a ripensare in chiave pittorica. Anche negli anni successivi, le città sono sempre le protagoniste assolute.
"Le mie opere nascono dalla visione della città... - dice l'artista - Io l'ho sempre considerata come una grande aula di un'accademia, per cui gli edifici diventano miei modelli. Prima ho lavorato molto su Milano, vivendoci... e poi le città che mi hanno influenzato più che altro sono quelle che ho visitato. In ogni città ritrovo qualcosa che mi consente di far pittura".
Il mondo dell'arte si accorge presto del suo talento. La prima personale Petrus la tiene nel 1991 alla Galleria Noa di Milano. Da questo momento in poi è richiestissimo ed ottiene numerose personali e premi.
Alla fine degli anni Novanta è fra i quattro componenti di Officina Milanese, gruppo nato attorno al critico Alessandro Riva, di cui fanno parte, oltre al pittore romagnolo, anche Giovanni Frangi, Luca Pignatelli e Velasco. Qualche anno dopo Riva coinvolge i suoi pupilli in un nuovo e vincente progetto artistico: Italian Factory (http://www.italianfactory.biz/) un'iniziativa nata allo scopo di promuovere i nomi emergenti dell'arte italiana, e che rappresenterà una svolta per la carriera di questi giovani artisti. Immediatamente le loro quotazioni salgono sorprendentemente e nel 2003 i quadri di Petrus triplicano le stime, raggiungendo i 10.000-12.000 euro. Da qui in poi l'ascesa sarà inarrestabile.
Dopo il 2003, anche il 2007 si sta delineando come un anno d'oro per l'attività di Marco Petrus. Oltre alla mostra di Venezia, l'artista ha in attivo una partecipazione alle collettive asiatiche Italiana allo Shanghai Art Museum e The New Italian Art Scene al Taipei Fine Arts Museum, eventi che stanno spingendo ancora più in alto le sue quotazioni...
M. Petrus, Senza titolo, olio su tela, 2001.
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